La Regione

13. Dez. 2011

Un nuovo accordo che possa ristabilire la concordanza


Edy Bernasconi

Le discussioni che accompagnano l'elezione del Consiglio federale mettono al centro, ancora una volta, il tema della concordanza. Questa idea è stata pure collegata con quella del la formula magica. Una formula che non esiste più. A romperla, sarebbe stata l'Udc, con un comportamento che vede questo partito presente nell'esecutivo, ma al tempo stesso costantemente all'opposizione.

è la tesi sostenuta da Andreas Gross, consigliere nazionale socialista e ricercatore il quale propone quale alternativa il concetto di 'piccola concordanza', senza l'Udc apppunto. Con Gross, il quale ha recentemente pubblicato un libro a più mani , libro nel quale compare pure un intervento di di Dick Marty (Au delà de l'automne – Editions Le Doubs-Service public), abbiamo parlato della presenza dell'Unione democratica di centro in Consiglio federale, e degli ostacoli che essa pone per assicurare un clima di coesione alla guida del Paese.

I numeri non bastano, serve la collegialità

Possiamo immaginare un governo senza l'Udc, il più grande partito svizzero? è quanto abbiamo chiesto ad Andreas Gross alla vigilia dell'elezione: «La concordanza è sempre stato l'elemento centrale del sistema di governo della Svizzera. La stessa si è sempre accompagnata con un altro principio, quello della collegialità. Ciò vuol dire che il governo agisce partendo da valori collettivi. è un luogo al cui interno si opera tra uguali (non tra 'égo'). è stato così da sempre.

Anche tra il 1848 e il 1891, quando i membri dell'esecutivo appartenevano tutti allo stesso partito, quello radicale, che rappresentava una grande famiglia, con molte diversità al proprio interno. Ma vi era un progetto comune: quello di uno Stato laico, federalista, democratico, motore di una forte economia di mercato.

Era questo l'elemento forte della concordanza, al quale dovevano aderire tutti coloro che volevano partecipare alla guida della Nazione. Così i cattolici-conservatori hanno dovuto accettare la laicità e la multiculturarità del 'progetto Svizzera' per poter entrare in governo (1891), gli agrari i principi del mercato libero (1929) e i socialisti la difesa nazionale (1943). La concordanza non è dunque mai stato un concetto legato solo alla rappresentanza aritmetica. è sempre stata legato a dei principi.Oggi questi principi possono essere ricondotti al rispetto dei diritti umani, alla volontà di integrarsi nella comunità internazionale, al riconoscimento dell'unità nella diversità e, ancora, al rispetto dell'altro.

Vale a dire l'esatto contrario di un atteggiamento totalitario ('chi non vota Udc non è svizzero'), quello di un partito che pensa di rappresentare il tutto e che denigra gli altri, comprese le Corti e le istituzioni internazionali. Il 'blocherismo'che ha guidato l'Udc negli ultimi venti anni ha rappresentato l'incarnazione dell'anti-concordanza. Per rispondere alla domanda: l'Udc non ha distrutto la concordanza. Si è squalificata rispetto a questo sistema. E ciò è grave, soprattutto in un momento nel quale non solo la Svizzera, ma il mondo è confrontato con sfide vitali in ambito economico, ecologico e sociale. Non possiamo più permetterci un governo che soffia acqua sul fuoco e che non produce altro che vapori caldi. No, non funziona più. Un governo che si distanzi dal blocherismo è una 'chance'. Sta all'Assemblea federale esprimersi. Non è impossibile».

Una nuova maggioranza fondata sul consenso

Nel libro che lei curato si parla di 'piccola concordanza'. In altre parole di un accordo di governo fondato su un programma e non sui numeri elettorali, ma soprattuto senza l'Udc. Su quali temi possiamo immaginare di costruire un consenso in grado di essere magggioranza? «La base di un nuovo accordo che possa ristabilire la concordanza sono prima di tutto i nuovi partiti del centro, i vincitori delle ultime elezioni. Penso ai Verde liberali ed al Partito borghese democratico. Con loro il Partito democristiano, quello socialista, i Verdi e quei liberali e radicali, coscienti che il 'blocherismo' ha distrutto persino quei valori borghesi che fanno parte della tradizione storica e di pensiero del radicalismo. Sono queste forze la base della nuova concordanza, che potrà essere costruita attorno a un programma legato all'uscita dal nucleare, al rafforzamento della sicurezza sociale, alla democratizzazione della democrazia diretta e all'integrazione europea».

Dunque un ventaglio che va da destra a sinistra? «Sì, certo. L'importante è mettere d'accordo tutte quelle forze che vogliono liberarsi dall'ombra del 'blocherismo', a cominciare da quei liberali radicali che non vi si riconoscono. Si tratta di un ventaglio che va da destra a sinistra e che comprende persone in grado trovare un accordo, anche attraverso un dibattito permanente nel quale si confrontino le differenze, sulla base di valori comuni nelle scelte della prossima legislatura. è qualcosa di più delle coalizioni di governo dei Paesi vicini».

Non possiamo tuttavia dimenticare il peso elettorale dell'Udc. E, in questo contesto, la crisi dei partiti di centro e, in particolare, di quello radicale. Come potrebbe riconquistare il Partito liberale radicale il suo peso nel governo della Svizzera? «Difficilmente potrà ritrovare il ruolo guida che ha avuto storicamente nel Paese. Il Prd potrà tuttavia riconquistare la sua anima e la sua forza se saprà incarnare la volontà del popolo e non solo essere il difensore degli interessi di pochi privilegiati che si arricchiscono sulle spalle degli altri, tornando ad essere il difensore di uno Stato che fa parte della nostra identità storica e che non ha nulla a che vedere con lo Stato invadente combattuto dal neoliberismo di Reagan e Thatcher e dal 'blocherismo' che, a partire dagli Anni 80, aveva lanciato lo slogan: 'Meno stato, più libertà'. Oggi abbiamo bisogno di uno Stato che faccia da contropotere al dominio di pochi privilegiati, delle forze del mercato e del capitale, che operano sulle spalle dei più deboli e della natura»

L'Udc di autoesclude per il suo totalitarismo

L'Udc non sta al gioco della concordanza. Neppure i socialisti, tuttavia. E lei è socialista. Non a caso si parla di polarizzazione della politica. Come può il Ps essere interprete di una nuova concordanza?

«Bisogna distinguere tra l'opposizione su progetti specifici e la concordanza, anzi la 'piccola concordanza'. Si può essere contro singoli progetti e contro le idee della maggioranza, senza violare la concordanza. L'Udc non ha fatto questo. è andata oltre, negando la legittimità delle altre forze politiche, a cominciare dai partner di governo: dai radicali ('traditori del liberalismo'), ai democristiani ('tutto, niente e il contrario di tutto') e, ovviamente, ai socialisti ('non svizzeri').

I socialisti sono sempre stati coscienti di rappresentare una minoranza, figli dei radicali fondatori della Svizzera moderna. Pronti, non a caso, a collaborare non solo con i Verdi , ma anche ad integrarsi con le altre forze politiche. è l'esatto opposto dell'Udc blocheriana che nega legittimità agli altri». E la sinistra. Quali sono le sue prospettive dopo le eélezioni del 23 ottobre?

«La sinistra, il partito socialista, ha fermato la sua erosione alle ultime elezioni federali. Ha addirittura aumentato la propria rappresentanza al Consiglio nazionale e al Consiglio degli Stati. Non ha però saputo superare il 19 per cento dei consensi e mobilitare oltre il 50 per cento degli elettori. Le forze del mercato e dei capitali mettono oggi in discussione la democrazia, la sovranità nazionale, i poteri parlamentari, la libertà dei cittadini e i principi della soliderietà.

I socialisti devono avere la capacità di superare il 20 per cento e di avvicinare il 30 per cento, come è stato possibile a Friburgo. Perché non nel resto della Svizzera? Soprattutto in un contesto nel quale il capitalismo, attraverso il trionfo dell'egoismo e della megalomania, distrugge tutti e tutto quanto ci è caro».


Kontakt mit Andreas Gross



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